martedì 20 agosto 2013

Esclusivo : Il mostro di Alimuri vomita liquami


(in basso trovate il video)


L'ecomostro di Alimuri, l'orrenda struttura che fa bella mostra di sé sulla spiaggia di Meta di Sorrento, è sicuramente lo scempio più tristemente noto della penisola sorrentina se non della Campania, al terzo posto nella speciale classifica nazionale “top five” stilata da Legambiente nel rapporto “Mare Monstrum 2013”, ma sembra che tutti se ne siano dimenticati. Oggi ne parla anche Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera: “Basta, buttatelo giù l'ecomostro di Alimuri. Non ne possiamo più di vederlo, mostro tra i mostri, ancora lì. Piantato sotto la roccia a strapiombo. Ritto a lanciare ai turisti sospiranti in navigazione verso il mito di Sorrento una volgare pernacchia cementizia: io sto qua. Orrendo. Simbolo perenne dello spreco di bellezza”.

Ma la storia dell'ecomostro è stata ampiamente dibattuta negli anni dal sito Positanonews:

L'Alimuri è una lunga storia nata da una licenza del 1962 un mostro di 2.000 metri quadrati e 18 mila metri cubi per cento stanze. Un mostro legale come lo fu il Fuenti.. è nella top five dei mostri d'Italia con  il villaggio di Torre Mileto, vicino Lesina, in provincia di Foggia, a ridosso del Parco Nazionale del Gargano, le palazzine di Lido Rossello a Realmonte, in provincia di Agrigento, Palafitta a Falerna in provincia di Catanzaro, e la ”collina del disonore” a Pizzo Sella alle porte di Palermo, un centinaio di ville abusive costruite dalla mafia negli anni '70. L’Alimuri, lo scheletro di albergo che da quasi 40 anni deturpa la suggestiva costa della Penisola sorrentina.
Nel 1964 si comincia poi Nel 1967 la licenza viene rinnovata per la costruzione di 50 stanze più accessori per un altezza massima di 5 piani. Nel 1971 la Soprintendenza ordina la sospensione dei lavori, ma il ministero della Pubblica Istruzione accoglie il ricorso proposto dal titolare della licenza. Nel 1976 la Regione Campania annulla le licenze rilasciate dal Comune perché in contrasto con il Programma di fabbricazione, ma il Tar Campania nel 1979 e il Consiglio di Stato nel 1982 annullano gli atti adottati dalla Regione. Nel 1986 i lavori sono sospesi dal Comune di Vico Equense perché si rende necessario il consolidamento del costone roccioso retrostante. Da allora, lo scheletro dell’albergo diventa un punto di ritrovo per la piccola delinquenza locale e per lo spaccio di stupefacenti, mentre tra i pilastri di cemento armato sorge spontanea una vera e propria discarica ed un pericolo, sono tanti i feriti per i tuffi, nell'estate 2009 un giovane rischia addirittura di perdere la vita..L'unica soluzione della politica fu quella di premiare chi avrebbe poi provveduto ad abbattere il mostro consentendogli di realizzarne un'altro a lato.
Non è tutto. Il Corsera oggi sottolinea come in questi 50 anni, l'Ecomostro non ha rappresentato solo un insultante affronto alla costa del Golfo di Sorrento, ma è stato anche il simbolo della speculazione più becera nell'area campana:

L'Alimuri anziché essere buttato giù, scrive Vincenzo Maresca sul periodico Inchiesta sociale , «viene venduto nel 1988 alla società “La conca srl” per 240 milioni di vecchie lire e successivamente ceduto nel 1993 alla società “Sa.An.” per l'incredibile cifra di 2 miliardi e 700 milioni di lire, importo record per l'epoca per un rudere destinato a essere abbattuto».
Ma non è finita. Anzi. «Nel 2006 alla “Sa.An.” subentra un'altra società, la “Sica srl” nel cui organigramma compare il nome di Anna Normale, una imprenditrice appartenente ad una nota famiglia napoletana». E chi è il marito di Anna Normale? Andrea Cozzolino, il braccio destro del governatore Antonio Bassolino. Quattro anni dopo, finirà sulle prime pagine dei giornali italiani: vinte le primarie del Pd per subentrare a Rosa Russo Jervolino sulla poltrona di sindaco di Napoli, sarà costretto a farsi da parte dopo durissime polemiche interne sull'anomalo afflusso alle urne di immigrati cinesi e più ancora su presunte interferenze di ambienti vicini alla camorra. Non ancora noto nel resto d'Italia, in quel 2006 in cui la società della moglie compra l'Alimuri, Cozzolino è però un uomo potentissimo a Napoli e dintorni: è infatti assessore regionale alle Attività produttive e all'Agricoltura.
E che succede, l'anno dopo l'acquisto? Succede che Francesco Rutelli, ministro dei Beni Culturali, annuncia in piena estate che entro la fine di ottobre il famigerato scheletro dell'albergone sarà abbattuto. Ambientalisti in festa, trombe e grancasse finché il Corriere del Mezzogiorno , pochi giorni dopo, titola: «Ecomostro, ombre sul patto».
Di abbattimento se ne sentirà parlare solo nelle aule consiliari e parlamentari. Perché lo scheletro dell'hotel Alimuri è sempre lì.


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